Il freno, nonostante i buoni propositi, è stato sempre tirato dall’Aran, i sindacati confederali del pubblico impiego che nel corso del tempo, non hanno mai coinvolto la Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa), sindacato unico ed unitario dei giornalisti. I tre grandi sindacati (Cgil, Cisl e Uil) che insieme rappresentano il 51% degli iscritti ai sindacati, non ne vogliono sapere e dopo anni di empasse, si sperava che la sentenza del Tribunale di Roma che ha riconosciuto il diritto al sindacato dei giornalisti di poter sedere al tavolo delle trattative con la controparte, potessero sbloccare l’avvio di un sereno dibattito. Cosi non è stato.
Tutto tace perchè come spiega Francesco Prudenzano, segretario generale di Confintesa (220 mila iscritti): «L’Aran dopo la sentenza del tribunale – dice – può convocare i vari rappresentanti, ma se nessuno si presenta, tutto rimane allo statu quo. Ho seguito sin dall’inizio la storia della Legge 150 e lo scetticismo iniziale ha trovato conferma nel sistema sindacale italiano del pubblico impiego. Poi i sindacati della funzione pubblica, seguono le regole generali per singoli comparti, ma per l’attività degli uffici stampa si tratta di funzioni specifiche nelle quali la Fnsi, non può avere voce in capitolo. C’è poi da considerare che le rappresentanze sindacali nella funzione pubblica sono tantissime, molte non raggiungono il 5% degli iscritti e che Cgil, Cisl e Uil non hanno certamente tenuto un atteggiamento che assicurasse un pluralismo democratico per chi svolge un’attività delicata quale l’informazione».L’argomento è tornato nelle cronache con una polemica innescata da Sergio Romano, ex-ambasciatore che si diletta nel mantenere una rubrica con i lettori sul più importante quotidiano italiano. Nel rispondere ad un lettore che non si spiegava il ruolo dell’Ordine dei Giornalisti, nel dissertare sull’argomento (com’è facile essere contrari dall’alto di una lauta pensione e cachet importanti per professarsi giornalista ma al di fuori dell’organismo professionale!), precisava dimostrando scarsa conoscenza dell’argomento, che «gli addetti stampa non possono essere giornalisti in quanto avvocati difensori dell’azienda per la quale lavorano». Un’opinione non condivisa da Giovanni Rossi, segretario generale aggiunto e coordinatore del dipartimento uffici stampa della Fnsi.
L«’idea che gli addetti stampa non siano giornalisti - afferma – risulta in contrasto con il lavoro professionale di migliaia di giornalisti di enti pubblici e privati e soprattutto con la legge dello Stato, la 150, approvata sei anni fa. Nel prossimo futuro, speriamo di sottoscrivere finalmente, un’intesa anche con l’Aran come previsto dalla legge. Nella stessa legge, viene poi specificato il ruolo del portavoce che non è giornalista a differenza degli addetti stampa».
I tempi slittano perché, fra l’altro, da poco sono stati nominati i nuovi vertici dell’Aran, che ovviamente faranno ancor più riferimento alla maggioranza di Governo. Un altro grande “carrozzone” che con la forza dei numeri mantiene il sindacato sui vecchi schemi.
«La mia impressione – interviene ancora Prudenzano – è che la trattativa con la Fnsi, si e' arenata sulla volontà di quest’ultima di voler gestire il contratto in prima battuta. Cosa sbagliata e fuori logica. Soltanto i sindacati tradizionali e ufficialmente riconosciuti della funzione pubblica, possono definire nelle varie forme i contratti del pubblico impiego».
Ma si arriverà ad una definizione dei ruoli con uno spazio anche per il sindacato dei giornalisti?
«E’ una questione di confine – dice – perché si entra nel lavoro dipendente. Un consiglio? La Fnsi cerchi dei contatti al di fuori dell’Aran, per esempio i sindacati tradizionali. Il sistema sindacale è malato perchè sin dal 1948 non esistono regole certe e le cose così non cambiano, rimangono eterne».
«La 150, rimane punto di riferimento storico per la chiarificazione proprio della differenza fra chi svolge attività giornalistica negli uffici stampa e i funzionari addetti alle relazioni con il pubblico» – precisa Ezio Ercole, vice presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e componente della Giunta nazionale della Fnsi.
Alberto Fumi
fonte:
Il Meridiano
Il Meridiano