giovedì, gennaio 04, 2007

ADDETTI STAMPA: RISPOSTA A SERGIO ROMANO

Questa lettera è stata pubblicata sul Corriere della sera del 2 gennaio 2007 in risposta a Sergio Romano il quale ha sostenuto, nella sua rubrica delle lettere di sabato 30 dicembre 2006, che gli addetti stampa non devono essere giornalisti perché "avvocati difensori" di aziende, enti. Comunque dei loro datori di lavoro.

“Ho letto, con attenzione, sul Corriere della Sera di sabato 30 dicembre, le valutazioni di Sergio Romano sull'Ordine dei giornalisti in risposta a una lettera. Dico subito che non vorrei entrare nel merito delle osservazioni al riguardo lasciando, come è giusto, ai colleghi del Consiglio nazionale del nostro Ordine la scelta di intervenire se lo riterranno opportuno.Sul tema, invece, degli Uffici stampa, da Romano così chiaramente delineato, vorrei dire qualcosa affermando, innanzitutto, che sono davvero spiacente di non essere d'accordo con questa posizione. L'idea che gli addetti stampa non siano e che, anzi, non debbano estere giornalisti, la trovo francamente in contrasto sia con i risultati del lavoro professionale di migliaia di giornalisti di enti pubblici e privati sia con una chiarissima legge (la 150 del 2000) dello Stato, approvata, appunto, sei anni fa, da una straordinariamente larga maggioranza parlamentare, con la sola esclusione della Lega Nord e di Rifondazione.Oggi l'attività giornalistica non ha una sola faccia. La Fnsi afferma che esistono più giornalismi proprio perché la complessità della società ha imposto un cambiamento epocale e straordinario. Prova ne sia che già oggi il lavoro della nostra categoria è regolato da più contratti (con la Fieg e con gli editori radiotelevisivi aderenti ad Aeranti-Corallo) che delineano attività diverse, ma sempre riconducibili a quella giornalistica. Nel prossimo futuro speriamo di sottoscrivere una intesa anche con l'Aran come previsto dalla legge già citata. Quanto, poi, al fatto che l'attività dell'addetto stampa sia la stessa di quella del portavoce vorrei ricordare che, anche concettualmente, si tratta di due professioni diverse. Fatto, questo, codificato della stessa legge 150 che regola l'attività di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione.Il portavoce può non essere un giornalista proprio per le motivazioni addotte da Romano, mentre l'addetto stampa è necessariamente un professionista dell'informazione in diretto rapporto con l'insieme dell'ente, pubblico o privato che sia, ma non con la sua rappresentanza politica o di vertice. Posso assicurare che migliaia di colleghi addetti stampa nella pubblica amministrazione e nel settore privato si comportano come veri giornalisti e non come «avvocati difensori»”.

Giovanni Rossi
Segretario generale aggiunto e Coordinatore del Dipartimento Uffici stampa
della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi)

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