A invito scritto e formale, per etica e deontologia professionale, rispondo a quanti, compresi gli "anonimi", chiedono di conoscere alcune situazioni venutesi a creare all'interno del GUS Campania. Naturalmente, la stessa etica non mi permette di pubblicare ufficialmente alcune mie personali considerazioni su discutibili atteggiamenti e su tardive e quantomai sospette dimissioni. Ad ogni buon conto, già a partire dal mese di settembre 2006, si cominciò ad invitare, a mezzo missiva, tutti gli iscritti al GUS a regolarizzare la loro posizione rispetto alle quote associative (Assostampa). Per maggiore incisività ed "educazione" stessa cosa venne riproposta nel mese di novembre 2006, dando, questa volta, termine perentorio e definitivo il giorno 20 gennaio 2007. A quest'ultima data, ben 32 iscritti non avevano dato seguito agli inviti, pur formali, e né regolarizzato la propria posizione. Pertanto, come da verbale, redatto nella seduta stessa data, i 32 iscritti sono da ritenersi automaticamente decaduti dall'elenco GUS Campania. Bisogna inoltre evidenziare come il sottoscritto, già dal mese di maggio 2006, aveva provveduto a redigere bozza di statuto del GUS, il quale ne era da sempre sprovveduto. Tale bozza, consegnata in copia a tutti i componenti del Direttivo, per tergiversazioni varie e per le sospette tardive dimissioni di cui sopra, non è stata ancora sottoposta all'Assemblea degli Iscritti per la relativa ed eventuale approvazione. L'occasione sarà comunque utile in una imminente convocazione dell'Assemblea. Tra le tergiversazioni vi è quella relativa all'ambito di intervento del GUS rispetto alle problematiche degli Uffici Stampa, tant'è vero che qualche dimissionario, anche attraverso questo blog, sollecitò l'opinione di Giovanni Rossi, Vice Presidente Aggiunto della FNSI e Presidente Dipartimento Nazionale Uffici Stampa. Relazione puntualmente pubblicata anche su questo blog. Probabilmente così autorevole relazione non è stata gradita da qualcuno impegnato più ad inseguire personali aspettative professionali (Cicero pro domo sua) che non ad un concetto di appartenenza ad un Gruppo, inteso non come perseguimento di fini personali, bensì collettivi. Ci piace evidenziare gli interventi e le esposizioni del Presidente del GUS a favore della collega del Commissariato Speciale per i Rifiuti in Campania, del Comune di Benevento, dell'ASL Na3 e, da ultimo, dei colleghi di Frattamaggiore, per non parlare di quelli del Comune di Sant'Arpino, etc. etc. Questo per quanto richiesto e dovuto, scevro da ogni "disegno di opportunità personale e/o sovrastrutture mentali". Colgo l'occasione per ringraziare quanti, quotidianamente, con onestà intellettuale, si dedicano con estrema professionalità alla causa degli Uffici Stampa.
Il Presidente GUS Campania
Pasquale Di Benedetto
mercoledì, gennaio 31, 2007
martedì, gennaio 30, 2007
Perchè mi sono dimesso
Io sono uno dei componenti del direttivo che ha dato le dimissioni. Le ragioni sono semplici e soprattutto chiare. Alla luce di una verifica sugli iscritti al gus-campania sono venute fuori alcune incongruenze. Queste incongruenze impongono un chiarimento tra chi si assume la responsabilità di portare avanti le iniziative e chi delega. La scelta di dimettermi va proprio nella direzione di ristabilire tale rapporto di fiducia. Questo può, a mio parere, avvenire in seguito ad un assemblea generale di tutti gli iscritti regolari e dalla relativa approvazione di uno nuovo statuto. In quella sede, in maniera civile, credo si dovranno prendere le dovute decisioni.
Questo blog è stato da me creato su invito dei colleghi del direttivo gus. Non è un sito ufficiale ne tantomeno un organo d'informazione. E' solo uno spazio pubblico in cui tutti i colleghi possono prendere la parola e dire come la pensano. Per questo spero che possa continuare ad esistere. Indipendentemente dalle decisioni che prenderemo sul futuro del GUS.
Questo blog è stato da me creato su invito dei colleghi del direttivo gus. Non è un sito ufficiale ne tantomeno un organo d'informazione. E' solo uno spazio pubblico in cui tutti i colleghi possono prendere la parola e dire come la pensano. Per questo spero che possa continuare ad esistere. Indipendentemente dalle decisioni che prenderemo sul futuro del GUS.
lunedì, gennaio 29, 2007
Mentre il medico studia, il paziente muore...
Riceviamo, da alcuni colleghi del Comune di Frattamaggiore, un altro esempio di “interpretazione” del tutto personale e sprezzante di ogni dettato normativo in materia di Informazione Istituzionale. I colleghi di Frattamaggiore, come tantissimi altri, lasciati a subire ogni malvessazione di quanti, in dispregio a una Legge dello Stato, gestiscono la res publica (Associazioni di ogni ordine e grado, Enti, Istituzioni o Aziende Private) unicamente allo scopo di soddisfare proprie lusinghiere aspettative, si rivolgono al GUS Campania quale riferimento per avere soddisfazione alle proprie sacrosante richieste di “normalizzazione” nell’ambito della Legge 150. Il GUS Campania non può che prendere atto ed affiancare i colleghi in ogni loro richiesta di chiarimento di ordine legislativo denunciando, eventualmente, qualsivoglia incongruenza e fornendo all’Assostampa Regione Campania ogni utile elemento per intervenire nelle sedi competenti.
C'è da premettere che tutti i Giornalisti frattesi hanno già "protestato", mediante il giornale locale, per la nomina dell'ennesimo Addetto Stampa estraneo alla città, ignorando ben 24 Giornalisti sul territorio. E questo in ossequio a logiche “incomprensibili” a cui la comunicazione non dovrebbe essere soggetta.
Detto questo, ci sono almeno 3 irregolarità di tipo normativo che, insieme con il Presidente Corsi, abbiamo riscontrato:
1) benché la legge 150/2000 stabilisca che le Pubbliche Amministrazioni debbano ricercare, all'interno delle proprie dotazioni organiche, risorse professionali idonee alla svolgimento delle funzioni inerenti l'Ufficio Stampa, è stato ignorato che alle dipendenze comunali vi è un addetto con i titoli professionali previsti dal D.lvo 422/01;
2) l'attuale Addetto Stampa del Comune, già responsabile di una Agenzia di Stampa, è anche Addetto Stampa di un esimio Onorevole, nonostante la succitata legge stabilisca che "i coordinatori e i componenti dell'ufficio stampa non possono esercitare attività professionali nei settori radiotelevisivo, giornalismo, stampa e relazioni pubbliche";
3) un componente dell'Ufficio Stampa, che si firma come tale e risulta essere Direttore Responsabile del giornale comunale (benché non sia fornito di alcun tipo di contratto), a sua volta svolge attività presso altro Quotidiano provinciale.
A questi problemi, poi, andrebbero aggiunte opportune discussioni sull'efficienza di tale servizio. Comunicati incomprensibili e pieni di errori, mancanza di tempismo nel dare le notizie, sono i tratti caratterizzanti di questo Ufficio Stampa, che non assicura "il massimo grado di trasparenza, chiarezza e tempestività delle comunicazioni da fornire nelle materie di interesse dell'amministrazione", così come la Legge dispone.
Infine, ma argomento non da trascurare, c'è la discutibile abitudine di procedere alla nomina dell'Addetto Stampa in base a logiche “familistiche”. Non un bando di selezione, non un concorso in base ai curricula, agli anni di esperienza, di iscrizione all'Ordine dei Giornalisti. Le valutazioni avvengono in maniera privata e all'insaputa di tutti, senza dare opportunità ai professionisti interessati di partecipare.
Confidiamo in un'azione efficace del GUS Campania che ci auguriamo possa servire ad evitare, per il futuro, tali “storture”.
C'è da premettere che tutti i Giornalisti frattesi hanno già "protestato", mediante il giornale locale, per la nomina dell'ennesimo Addetto Stampa estraneo alla città, ignorando ben 24 Giornalisti sul territorio. E questo in ossequio a logiche “incomprensibili” a cui la comunicazione non dovrebbe essere soggetta.
Detto questo, ci sono almeno 3 irregolarità di tipo normativo che, insieme con il Presidente Corsi, abbiamo riscontrato:
1) benché la legge 150/2000 stabilisca che le Pubbliche Amministrazioni debbano ricercare, all'interno delle proprie dotazioni organiche, risorse professionali idonee alla svolgimento delle funzioni inerenti l'Ufficio Stampa, è stato ignorato che alle dipendenze comunali vi è un addetto con i titoli professionali previsti dal D.lvo 422/01;
2) l'attuale Addetto Stampa del Comune, già responsabile di una Agenzia di Stampa, è anche Addetto Stampa di un esimio Onorevole, nonostante la succitata legge stabilisca che "i coordinatori e i componenti dell'ufficio stampa non possono esercitare attività professionali nei settori radiotelevisivo, giornalismo, stampa e relazioni pubbliche";
3) un componente dell'Ufficio Stampa, che si firma come tale e risulta essere Direttore Responsabile del giornale comunale (benché non sia fornito di alcun tipo di contratto), a sua volta svolge attività presso altro Quotidiano provinciale.
A questi problemi, poi, andrebbero aggiunte opportune discussioni sull'efficienza di tale servizio. Comunicati incomprensibili e pieni di errori, mancanza di tempismo nel dare le notizie, sono i tratti caratterizzanti di questo Ufficio Stampa, che non assicura "il massimo grado di trasparenza, chiarezza e tempestività delle comunicazioni da fornire nelle materie di interesse dell'amministrazione", così come la Legge dispone.
Infine, ma argomento non da trascurare, c'è la discutibile abitudine di procedere alla nomina dell'Addetto Stampa in base a logiche “familistiche”. Non un bando di selezione, non un concorso in base ai curricula, agli anni di esperienza, di iscrizione all'Ordine dei Giornalisti. Le valutazioni avvengono in maniera privata e all'insaputa di tutti, senza dare opportunità ai professionisti interessati di partecipare.
Confidiamo in un'azione efficace del GUS Campania che ci auguriamo possa servire ad evitare, per il futuro, tali “storture”.
lunedì, gennaio 22, 2007
Previdenza e TFR per i giornalisti uffici stampa, dal sito FNSI pubblichiamo.
Previdenza complementare anche per i dipendenti del pubblico impiego. Lettera di Giovanni Rossi, segretario generale aggiunto della Fnsi, al ministro Nicolais: "Un'iniziativa corretta e necessaria"
22/01/07
Gentile Signor Ministro,la Federazione Nazionale della Stampa Italiana apprezza fortemente l’ipotesi, da Lei avanzata, di coinvolgere anche il personale della Pubblica Amministrazione nella riforma del sistema previdenziale complementare.
Si tratta, ad avviso del Sindacato dei giornalisti, di un’iniziativa necessaria e corretta tesa a garantire a milioni di lavoratori del pubblico impiego una adeguata protezione previdenziale oltre a costituire un ulteriore passo nella direzione di un inquadramento dei dipendenti pubblici maggiormente rispondente alle esigenze di una moderna politica del lavoro.In relazione a tale orientamento, da Lei autorevolmente espresso, la Fnsi sottolinea la necessità di consentire al personale pubblico che svolge attività professionale di natura giornalistica negli Uffici stampa della Pa, ai sensi della legge 7 giugno 2000 n. 150, di potere liberamente scegliere – nel rispetto delle previsioni del Decreto legislativo 252 del 2005 e delle norme che ne sono derivate – la forma complementare più rispondente alla propria caratteristica professionale alla quale potersi iscrivere ed a cui conferire le proprie competenze conclusive del rapporto di lavoro. Infatti, i giornalisti italiani hanno costituito – fin dal lontano 1987 – un Fondo complementare regolato contrattualmente. Ci pare logico che, così come avviene per la previdenza principale, correttamente individuata, per tutti i giornalisti dipendenti e liberi professionisti, nell’Inpgi, altrettanto possa avvenire per l’altro pilastro previdenziale, attraverso la possibilità di optare per il Fondo di Previdenza Complementare dei Giornalisti Italiani (Fpcgi), secondo le modalità che verranno elaborate per il pubblico impiego.La Fnsi resta a disposizione Sua e dei Suoi collaboratori per ogni chiarimento, contributo e collaborazione che sarà ritenuta necessaria.Con i più cordiali saluti.Giovanni Rossi(Coordinatore del Dipartimento Uffici Stampa)
22/01/07
Gentile Signor Ministro,la Federazione Nazionale della Stampa Italiana apprezza fortemente l’ipotesi, da Lei avanzata, di coinvolgere anche il personale della Pubblica Amministrazione nella riforma del sistema previdenziale complementare.
Si tratta, ad avviso del Sindacato dei giornalisti, di un’iniziativa necessaria e corretta tesa a garantire a milioni di lavoratori del pubblico impiego una adeguata protezione previdenziale oltre a costituire un ulteriore passo nella direzione di un inquadramento dei dipendenti pubblici maggiormente rispondente alle esigenze di una moderna politica del lavoro.In relazione a tale orientamento, da Lei autorevolmente espresso, la Fnsi sottolinea la necessità di consentire al personale pubblico che svolge attività professionale di natura giornalistica negli Uffici stampa della Pa, ai sensi della legge 7 giugno 2000 n. 150, di potere liberamente scegliere – nel rispetto delle previsioni del Decreto legislativo 252 del 2005 e delle norme che ne sono derivate – la forma complementare più rispondente alla propria caratteristica professionale alla quale potersi iscrivere ed a cui conferire le proprie competenze conclusive del rapporto di lavoro. Infatti, i giornalisti italiani hanno costituito – fin dal lontano 1987 – un Fondo complementare regolato contrattualmente. Ci pare logico che, così come avviene per la previdenza principale, correttamente individuata, per tutti i giornalisti dipendenti e liberi professionisti, nell’Inpgi, altrettanto possa avvenire per l’altro pilastro previdenziale, attraverso la possibilità di optare per il Fondo di Previdenza Complementare dei Giornalisti Italiani (Fpcgi), secondo le modalità che verranno elaborate per il pubblico impiego.La Fnsi resta a disposizione Sua e dei Suoi collaboratori per ogni chiarimento, contributo e collaborazione che sarà ritenuta necessaria.Con i più cordiali saluti.Giovanni Rossi(Coordinatore del Dipartimento Uffici Stampa)
giovedì, gennaio 18, 2007
Addetti Stampa “usa e getta”…
Il 15 marzo 2004 il Commissario di Governo nomina la Dott. Elena Barbato Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione della Struttura Commissariale. Funzionario del Ministero dell’Istruzione e Ricerca Scientifica, in posizione di comando, gestisce la comunicazione in qualità di fonte primaria, considerato il crescente interessamento dei mass media alla sempre difficile gestione del ciclo integrato dei rifiuti nella Regione Campania. I titoli, regolarmente presentati all’Ufficio del Personale, ne avvalorano competenza e professionalità:
- laurea in lettere moderne con indirizzo storico-giornalistico;
- premio per migliore tesi di laurea in materia"giornalistica" conferito dall'Ordine dei giornalisti della Lombardia;
- giornalista pubblicista, iscritta all'ODG.
Con ordinanze successive, il dott. Francesco Barra viene nominato supporto al responsabile dell’Ufficio Stampa e Comunicazione. Il 29 dicembre 2006 il sub commissario-vicario Gen. Dott. Carlo Alfiero firma l’ordinanza di rientro alle amministrazioni di appartenenza di 25 funzionari, tra cui Dott. Barbato, dott. Barra, chiudendo di fatto l’Ufficio Stampa istituito il 15 marzo 2004 in base alla legge 150/2000, mentre continua l’emergenza per cui i giornali titolano “Capodanno sotto i rifiuti: i cittadini si preparano alle barricate”.
Ci risiamo! Questo, della collega Elena Barbato e degli altri suoi colleghi di Ufficio, è un altro esempio di deluse aspettative nell’applicazione della Legge 150/2000. Non entriamo nel merito delle decisioni del nuovo Commissario Straordinario per l’emergenza rifiuti della Regione Campania, Dott. Bertolaso, ma le modalità di utilizzo prima, e di “rottamazione” dopo, di tanti colleghi che prestano (non imprestano) la propria opera di professionisti dell’Informazione, cominciano a diventare effettivamente pericolose, rasentando in qualche caso l’ipotetico reato di mobbing. Non si capisce, nel caso specifico, come, Giornalisti chiamati nella delicata attività di soddisfare le esigenze di informazione in un settore esplosivo quale quello della gestione straordinaria dei rifiuti in Campania, all’improvviso, pur continuando l’emergenza, non sono più necessari, e, cosa ancora più sospettosa, in loro vece vengono utilizzati altri attori con le medesime funzioni. La categoria dei Giornalisti utilizzata a mo’ di lamette da barba usa e getta! Il paragone, nel caso dei colleghi della Struttura Commissariale, ci sembra quanto mai calzante, non fosse che per le mancate motivazioni oggettive di disdetta dei precedenti incarichi formalmente assegnati.
Il Presidente GUS
- laurea in lettere moderne con indirizzo storico-giornalistico;
- premio per migliore tesi di laurea in materia"giornalistica" conferito dall'Ordine dei giornalisti della Lombardia;
- giornalista pubblicista, iscritta all'ODG.
Con ordinanze successive, il dott. Francesco Barra viene nominato supporto al responsabile dell’Ufficio Stampa e Comunicazione. Il 29 dicembre 2006 il sub commissario-vicario Gen. Dott. Carlo Alfiero firma l’ordinanza di rientro alle amministrazioni di appartenenza di 25 funzionari, tra cui Dott. Barbato, dott. Barra, chiudendo di fatto l’Ufficio Stampa istituito il 15 marzo 2004 in base alla legge 150/2000, mentre continua l’emergenza per cui i giornali titolano “Capodanno sotto i rifiuti: i cittadini si preparano alle barricate”.
Ci risiamo! Questo, della collega Elena Barbato e degli altri suoi colleghi di Ufficio, è un altro esempio di deluse aspettative nell’applicazione della Legge 150/2000. Non entriamo nel merito delle decisioni del nuovo Commissario Straordinario per l’emergenza rifiuti della Regione Campania, Dott. Bertolaso, ma le modalità di utilizzo prima, e di “rottamazione” dopo, di tanti colleghi che prestano (non imprestano) la propria opera di professionisti dell’Informazione, cominciano a diventare effettivamente pericolose, rasentando in qualche caso l’ipotetico reato di mobbing. Non si capisce, nel caso specifico, come, Giornalisti chiamati nella delicata attività di soddisfare le esigenze di informazione in un settore esplosivo quale quello della gestione straordinaria dei rifiuti in Campania, all’improvviso, pur continuando l’emergenza, non sono più necessari, e, cosa ancora più sospettosa, in loro vece vengono utilizzati altri attori con le medesime funzioni. La categoria dei Giornalisti utilizzata a mo’ di lamette da barba usa e getta! Il paragone, nel caso dei colleghi della Struttura Commissariale, ci sembra quanto mai calzante, non fosse che per le mancate motivazioni oggettive di disdetta dei precedenti incarichi formalmente assegnati.
Il Presidente GUS
lunedì, gennaio 15, 2007
STOP ALLE ISCRIZIONI ALL'ORDINE COME UFFICI STAMPA
Il Comitato Esecutivo dell'Ordine nazionale ricorda agli Ordini regionali e a tutti coloro che fossero interessati, che non è più possibile effettuare l'iscrizione, nell'elenco dei pubblicisti, dei dipendenti pubblici operanti negli uffici stampa.
La legge 150/200 prevedeva infatti che solo coloro che erano in servizio negli uffici stampa al momento dell'approvazione della stessa legge, una volta frequentato il corso previsto dalla normativa (organizzato ad esempio dal Formez d'intesa con l'Ordine nazionale o con gli Ordini regionali), potessero continuare a svolgere il loro incarico.
Di conseguenza il Consiglio nazionale aveva previsto la loro iscrizione come pubblicisti.
Per tutti gli altri non esiste alcuna possibilità di sanatoria e, pertanto, l'iscrizione nell'Albo deve rispettare le norme previste dalla legge69/63. (ODG)
La legge 150/200 prevedeva infatti che solo coloro che erano in servizio negli uffici stampa al momento dell'approvazione della stessa legge, una volta frequentato il corso previsto dalla normativa (organizzato ad esempio dal Formez d'intesa con l'Ordine nazionale o con gli Ordini regionali), potessero continuare a svolgere il loro incarico.
Di conseguenza il Consiglio nazionale aveva previsto la loro iscrizione come pubblicisti.
Per tutti gli altri non esiste alcuna possibilità di sanatoria e, pertanto, l'iscrizione nell'Albo deve rispettare le norme previste dalla legge69/63. (ODG)
venerdì, gennaio 12, 2007
Ancora sulla polemica con l'Ambasciatore Romano
Sulla polemica vi invito alla letture dell autorevole intervento di "Abruzzo" pubblicato sul sito di
IMGPress
IMGPress
mercoledì, gennaio 10, 2007
UFFICI STAMPA PUBBLICI TRATTATIVA SU TRE FRONTI: MINISTERO, ARAN E SINDACATI
Vertenza complessa e difficile quella degli Uffici stampa pubblici.La Fnsi è impegnata su tre fronti.
IL PRIMO. Quello che ci vede cercare il dialogo con i sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil) della Funzione pubblica. Dopo aver loro consegnato l’ipotesi di profilo professionale dell’addetto stampa pubblico (peraltro già sottoscritta con la quasi totalità dei sindacati “autonomi”) la Fnsi sta cercando di riallacciare il confronto. L’intesa con i sindacati di categoria delle grandi confederazioni aiuterebbe, e non dipoco, a sbloccare la situazione di stallo nella quale siamo.
IL SECONDO. Avviare comunque un confronto con l’Agenzia per la negoziazionecontrattuale nel Pubblico impiego (Aran). L’Agenzia, almeno per quanto ci riguarda,è immobile da mesi. Dopo averci chiesto – quando ancora c’era il precedente governo – un testo di ipotesi di profilo professionale su cui ragionare e averlo ricevuto con la firma della Fnsi e di un gruppo consistente di sindacati “autonomi” presenti al tavolo delle trattative per i contratti riguardanti il pubblico impiego, è cambiato il Presidente, poi è cambiato il governo il quale ultimo, dopo averci pensato a lungo, lo ha revocato senza, però, nominarne contestualmente unonuovo. Inoltre, né Anci (Comuni) né Upi (Province) e neppure le Regioni hannoproceduto alla nomina dei loro rappresentanti nel Direttivo dell’Aran. Unasituazione che, come è facilmente comprensibile, non aiuta l’Aran stessa asvolgere un’azione attiva nella complessa vicenda che ci riguarda.
IL TERZO. Ottenere dal ministero della Funzione pubblica un ruolo dinamico, sollecito, d’indirizzo e allo stesso tempo di mediazione per portare a buon fine l’applicazione integrale della legge 150. Per integrale s’intende anche la definizione di quella parte demandata dalla legge alla contrattazione.Qui occorre dire che di dinamismo ce n’è stato poco, pochissimo. Anzi, c’è stata una certa lentezza anche rispetto agli impegni assunti. La funzione d’indirizzo andrebbe esercitata nei confronti dell’Aran, ma l’Agenzia è, oggi, monca dei suoi vertici per scelta del Ministero e sono quei vertici che dovrebbero attuarne gli indirizzi.
La mediazione il Ministero, attraverso l’iniziativa del sottosegretario Giampiero Scanu (Margherita), l’ha, almeno in parte, svolta verso i sindacati confederali, ma ora dovrebbe raggiungere le Federazioni di settore e di questo non si ha ancora notizia. Per la verità, ci sarebbe un quarto “fronte”, ma per le sue caratteristiche esitiamo a definirlo tale. Ci riferiamo al lavoro di contatto e di confronto che la Fnsi sta cercando di svolgere nei confronti delle rappresentanze associative dei soggetti più rappresentativi dell’amministrazione pubblica e cioè Comuni, Province e Regioni.Soprattutto, con l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) e con l’Unione delle Province d’Italia (Upi) si è tentato un approccio con l’obiettivo di sottoscrivere protocolli d’intesa che, analogamente a quanto è già avvenuto in alcune regioni e, a suo tempo, con la conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, siano propedeutici a una corretta applicazione della legge e aiutino a sviluppare il dialogo più generale relativo all’inquadramento professionale e contrattuale dei colleghi. Testi proposti dalla Fnsi sono all’attenzione di Anci ed Upi. Se ne attende la risposta.Insomma, ci si muove, ma con esasperante lentezza. Anche per questa ragione i colleghi degli Uffici stampa pubblici continuano a essere direttamente interessati a partecipare alle azioni di lotta indette dal sindacato.
(GIO.ROS.)
fonte:
http://www.odg.it/download/GIORNALISTI_1_2007.pdf
IL PRIMO. Quello che ci vede cercare il dialogo con i sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil) della Funzione pubblica. Dopo aver loro consegnato l’ipotesi di profilo professionale dell’addetto stampa pubblico (peraltro già sottoscritta con la quasi totalità dei sindacati “autonomi”) la Fnsi sta cercando di riallacciare il confronto. L’intesa con i sindacati di categoria delle grandi confederazioni aiuterebbe, e non dipoco, a sbloccare la situazione di stallo nella quale siamo.
IL SECONDO. Avviare comunque un confronto con l’Agenzia per la negoziazionecontrattuale nel Pubblico impiego (Aran). L’Agenzia, almeno per quanto ci riguarda,è immobile da mesi. Dopo averci chiesto – quando ancora c’era il precedente governo – un testo di ipotesi di profilo professionale su cui ragionare e averlo ricevuto con la firma della Fnsi e di un gruppo consistente di sindacati “autonomi” presenti al tavolo delle trattative per i contratti riguardanti il pubblico impiego, è cambiato il Presidente, poi è cambiato il governo il quale ultimo, dopo averci pensato a lungo, lo ha revocato senza, però, nominarne contestualmente unonuovo. Inoltre, né Anci (Comuni) né Upi (Province) e neppure le Regioni hannoproceduto alla nomina dei loro rappresentanti nel Direttivo dell’Aran. Unasituazione che, come è facilmente comprensibile, non aiuta l’Aran stessa asvolgere un’azione attiva nella complessa vicenda che ci riguarda.
IL TERZO. Ottenere dal ministero della Funzione pubblica un ruolo dinamico, sollecito, d’indirizzo e allo stesso tempo di mediazione per portare a buon fine l’applicazione integrale della legge 150. Per integrale s’intende anche la definizione di quella parte demandata dalla legge alla contrattazione.Qui occorre dire che di dinamismo ce n’è stato poco, pochissimo. Anzi, c’è stata una certa lentezza anche rispetto agli impegni assunti. La funzione d’indirizzo andrebbe esercitata nei confronti dell’Aran, ma l’Agenzia è, oggi, monca dei suoi vertici per scelta del Ministero e sono quei vertici che dovrebbero attuarne gli indirizzi.
La mediazione il Ministero, attraverso l’iniziativa del sottosegretario Giampiero Scanu (Margherita), l’ha, almeno in parte, svolta verso i sindacati confederali, ma ora dovrebbe raggiungere le Federazioni di settore e di questo non si ha ancora notizia. Per la verità, ci sarebbe un quarto “fronte”, ma per le sue caratteristiche esitiamo a definirlo tale. Ci riferiamo al lavoro di contatto e di confronto che la Fnsi sta cercando di svolgere nei confronti delle rappresentanze associative dei soggetti più rappresentativi dell’amministrazione pubblica e cioè Comuni, Province e Regioni.Soprattutto, con l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) e con l’Unione delle Province d’Italia (Upi) si è tentato un approccio con l’obiettivo di sottoscrivere protocolli d’intesa che, analogamente a quanto è già avvenuto in alcune regioni e, a suo tempo, con la conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, siano propedeutici a una corretta applicazione della legge e aiutino a sviluppare il dialogo più generale relativo all’inquadramento professionale e contrattuale dei colleghi. Testi proposti dalla Fnsi sono all’attenzione di Anci ed Upi. Se ne attende la risposta.Insomma, ci si muove, ma con esasperante lentezza. Anche per questa ragione i colleghi degli Uffici stampa pubblici continuano a essere direttamente interessati a partecipare alle azioni di lotta indette dal sindacato.
(GIO.ROS.)
fonte:
http://www.odg.it/download/GIORNALISTI_1_2007.pdf
martedì, gennaio 09, 2007
Prudenzano (Confintesa): la Fnsi prenda contatti con sindacati del pubblico impiego
Passa il tempo, la questione ciclicamente torna d’attualità, ma per la Legge 150 del 2000, elaborata in forma “bipartisan” dai deputati Giovanni Di Bisceglie (Ds) e Franco Frattini (Forza Italia) relativa all’attività giornalistica negli uffici stampa pubblici con riconoscimento del contratto di lavoro giornalistico, nulla è cambiato. E non si può nemmeno sostenere che l’attuazione abbia fatto passi in avanti.
Il freno, nonostante i buoni propositi, è stato sempre tirato dall’Aran, i sindacati confederali del pubblico impiego che nel corso del tempo, non hanno mai coinvolto la Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa), sindacato unico ed unitario dei giornalisti. I tre grandi sindacati (Cgil, Cisl e Uil) che insieme rappresentano il 51% degli iscritti ai sindacati, non ne vogliono sapere e dopo anni di empasse, si sperava che la sentenza del Tribunale di Roma che ha riconosciuto il diritto al sindacato dei giornalisti di poter sedere al tavolo delle trattative con la controparte, potessero sbloccare l’avvio di un sereno dibattito. Cosi non è stato.
Tutto tace perchè come spiega Francesco Prudenzano, segretario generale di Confintesa (220 mila iscritti): «L’Aran dopo la sentenza del tribunale – dice – può convocare i vari rappresentanti, ma se nessuno si presenta, tutto rimane allo statu quo. Ho seguito sin dall’inizio la storia della Legge 150 e lo scetticismo iniziale ha trovato conferma nel sistema sindacale italiano del pubblico impiego. Poi i sindacati della funzione pubblica, seguono le regole generali per singoli comparti, ma per l’attività degli uffici stampa si tratta di funzioni specifiche nelle quali la Fnsi, non può avere voce in capitolo. C’è poi da considerare che le rappresentanze sindacali nella funzione pubblica sono tantissime, molte non raggiungono il 5% degli iscritti e che Cgil, Cisl e Uil non hanno certamente tenuto un atteggiamento che assicurasse un pluralismo democratico per chi svolge un’attività delicata quale l’informazione».L’argomento è tornato nelle cronache con una polemica innescata da Sergio Romano, ex-ambasciatore che si diletta nel mantenere una rubrica con i lettori sul più importante quotidiano italiano. Nel rispondere ad un lettore che non si spiegava il ruolo dell’Ordine dei Giornalisti, nel dissertare sull’argomento (com’è facile essere contrari dall’alto di una lauta pensione e cachet importanti per professarsi giornalista ma al di fuori dell’organismo professionale!), precisava dimostrando scarsa conoscenza dell’argomento, che «gli addetti stampa non possono essere giornalisti in quanto avvocati difensori dell’azienda per la quale lavorano». Un’opinione non condivisa da Giovanni Rossi, segretario generale aggiunto e coordinatore del dipartimento uffici stampa della Fnsi.
L«’idea che gli addetti stampa non siano giornalisti - afferma – risulta in contrasto con il lavoro professionale di migliaia di giornalisti di enti pubblici e privati e soprattutto con la legge dello Stato, la 150, approvata sei anni fa. Nel prossimo futuro, speriamo di sottoscrivere finalmente, un’intesa anche con l’Aran come previsto dalla legge. Nella stessa legge, viene poi specificato il ruolo del portavoce che non è giornalista a differenza degli addetti stampa».
I tempi slittano perché, fra l’altro, da poco sono stati nominati i nuovi vertici dell’Aran, che ovviamente faranno ancor più riferimento alla maggioranza di Governo. Un altro grande “carrozzone” che con la forza dei numeri mantiene il sindacato sui vecchi schemi.
«La mia impressione – interviene ancora Prudenzano – è che la trattativa con la Fnsi, si e' arenata sulla volontà di quest’ultima di voler gestire il contratto in prima battuta. Cosa sbagliata e fuori logica. Soltanto i sindacati tradizionali e ufficialmente riconosciuti della funzione pubblica, possono definire nelle varie forme i contratti del pubblico impiego».
Ma si arriverà ad una definizione dei ruoli con uno spazio anche per il sindacato dei giornalisti?
«E’ una questione di confine – dice – perché si entra nel lavoro dipendente. Un consiglio? La Fnsi cerchi dei contatti al di fuori dell’Aran, per esempio i sindacati tradizionali. Il sistema sindacale è malato perchè sin dal 1948 non esistono regole certe e le cose così non cambiano, rimangono eterne».
«La 150, rimane punto di riferimento storico per la chiarificazione proprio della differenza fra chi svolge attività giornalistica negli uffici stampa e i funzionari addetti alle relazioni con il pubblico» – precisa Ezio Ercole, vice presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e componente della Giunta nazionale della Fnsi.
Alberto Fumi
Il freno, nonostante i buoni propositi, è stato sempre tirato dall’Aran, i sindacati confederali del pubblico impiego che nel corso del tempo, non hanno mai coinvolto la Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa), sindacato unico ed unitario dei giornalisti. I tre grandi sindacati (Cgil, Cisl e Uil) che insieme rappresentano il 51% degli iscritti ai sindacati, non ne vogliono sapere e dopo anni di empasse, si sperava che la sentenza del Tribunale di Roma che ha riconosciuto il diritto al sindacato dei giornalisti di poter sedere al tavolo delle trattative con la controparte, potessero sbloccare l’avvio di un sereno dibattito. Cosi non è stato.
Tutto tace perchè come spiega Francesco Prudenzano, segretario generale di Confintesa (220 mila iscritti): «L’Aran dopo la sentenza del tribunale – dice – può convocare i vari rappresentanti, ma se nessuno si presenta, tutto rimane allo statu quo. Ho seguito sin dall’inizio la storia della Legge 150 e lo scetticismo iniziale ha trovato conferma nel sistema sindacale italiano del pubblico impiego. Poi i sindacati della funzione pubblica, seguono le regole generali per singoli comparti, ma per l’attività degli uffici stampa si tratta di funzioni specifiche nelle quali la Fnsi, non può avere voce in capitolo. C’è poi da considerare che le rappresentanze sindacali nella funzione pubblica sono tantissime, molte non raggiungono il 5% degli iscritti e che Cgil, Cisl e Uil non hanno certamente tenuto un atteggiamento che assicurasse un pluralismo democratico per chi svolge un’attività delicata quale l’informazione».L’argomento è tornato nelle cronache con una polemica innescata da Sergio Romano, ex-ambasciatore che si diletta nel mantenere una rubrica con i lettori sul più importante quotidiano italiano. Nel rispondere ad un lettore che non si spiegava il ruolo dell’Ordine dei Giornalisti, nel dissertare sull’argomento (com’è facile essere contrari dall’alto di una lauta pensione e cachet importanti per professarsi giornalista ma al di fuori dell’organismo professionale!), precisava dimostrando scarsa conoscenza dell’argomento, che «gli addetti stampa non possono essere giornalisti in quanto avvocati difensori dell’azienda per la quale lavorano». Un’opinione non condivisa da Giovanni Rossi, segretario generale aggiunto e coordinatore del dipartimento uffici stampa della Fnsi.
L«’idea che gli addetti stampa non siano giornalisti - afferma – risulta in contrasto con il lavoro professionale di migliaia di giornalisti di enti pubblici e privati e soprattutto con la legge dello Stato, la 150, approvata sei anni fa. Nel prossimo futuro, speriamo di sottoscrivere finalmente, un’intesa anche con l’Aran come previsto dalla legge. Nella stessa legge, viene poi specificato il ruolo del portavoce che non è giornalista a differenza degli addetti stampa».
I tempi slittano perché, fra l’altro, da poco sono stati nominati i nuovi vertici dell’Aran, che ovviamente faranno ancor più riferimento alla maggioranza di Governo. Un altro grande “carrozzone” che con la forza dei numeri mantiene il sindacato sui vecchi schemi.
«La mia impressione – interviene ancora Prudenzano – è che la trattativa con la Fnsi, si e' arenata sulla volontà di quest’ultima di voler gestire il contratto in prima battuta. Cosa sbagliata e fuori logica. Soltanto i sindacati tradizionali e ufficialmente riconosciuti della funzione pubblica, possono definire nelle varie forme i contratti del pubblico impiego».
Ma si arriverà ad una definizione dei ruoli con uno spazio anche per il sindacato dei giornalisti?
«E’ una questione di confine – dice – perché si entra nel lavoro dipendente. Un consiglio? La Fnsi cerchi dei contatti al di fuori dell’Aran, per esempio i sindacati tradizionali. Il sistema sindacale è malato perchè sin dal 1948 non esistono regole certe e le cose così non cambiano, rimangono eterne».
«La 150, rimane punto di riferimento storico per la chiarificazione proprio della differenza fra chi svolge attività giornalistica negli uffici stampa e i funzionari addetti alle relazioni con il pubblico» – precisa Ezio Ercole, vice presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e componente della Giunta nazionale della Fnsi.
Alberto Fumi
fonte:
Il Meridiano
Il Meridiano
lunedì, gennaio 08, 2007
Portavoce e Addetto Stampa, la sovrapposizione era stata prevista, ma....
La più che probabile sovrapposizione dei ruoli tra Portavoce ed Addetto Stampa, era stata ampiamente prevista. Non da oggi il Presidente Gino Falleri, aveva sollevato il delicato problema. Da ultimo lo ha fatto agli Stati Generali riunitisi all'Ergife di Roma in occasione della programmazione degli scioperi per la vertenza contrattuale. Il problema, però, come tutte le italiche "cose" non è di ordine legislativo. Come Falleri ha ampiamente dimostrato, la Legge in materia (150/2000) è fin troppo chiara. Ma, si sa....... fatta la legge, trovato l'inganno. Così qualche collega non proprio eticamente e deontologicamente animato, pur volendo strappare un contratto (e che contratto!) venderebbe non solo l'anima, bensì anche la propria dignità professionale congiuntamente alla credibilità di un'intera Categoria. Di necessità, "virtù"....... E, visto il basso senso civico, a questo punto, come per altre professioni, non resta che chiedere all'Ordine Nazionale, alla FNSI, al Dipartimento Naz.le Uffici Stampa di farsi promotori di una proposta di natura etico-disciplinare di "messa in aspettativa" dall'Albo per tutta la durata dell'incarico di Portavoce, per quanti, iscritti all'Ordine, volessero fungere da Portavoce di chicchessia. Tanto come un minimo segnale di giustizia nei confronti di centinaia di colleghi Addetti Stampa, privi di ogni tipo di contratto, nè pubblico, nè di tipo privatistico, e che da anni ormai guardano all'ARAN disincantati e, forse, disillusi.
PORTAVOCE O UFFICIO STAMPA
Il portavoce dipende dall’organo di vertice? E’ l’ufficio stampa l’unico organismo che rappresenta l’intero Ente nei media?
Sono un consigliere comunale di un comune della provincia di Caserta, vi chiedo semplicemente: " Può il portavoce dell'amministrazione comunale , all'interno di un comunicato stampa di resoconto di un consiglio comunale, riportare solo ed esclusivamente la posizione del "suo" Sindaco? Non viene così lesa la dignità di ogni singolo consigliere comunale che ha partecipato attivamente al dibattito in consiglio comunale? Non è doveroso anche per un portavoce riportare la cronistoria ,seppur sintetica, di tutti gli interventi in consiglio comunale?C'è un codice deontologico?Quale è la differenza fra portavoce ed addetto stampa'Potete, per cortesia citarmi dei riferimenti normativi in materia?
GRAZIE.
Consigliere comunale GIUSEPPE DELL'AVERSANA
Illustre Consigliere,
il quesito posto al GUS Nazionale è quanto mai interessante e rafforza la posizione di chi sostiene che la garanzia sulla corretta informazione, non di parte, sia di esclusiva competenza dell'Ufficio Stampa e al cui interno possono lavorare soltanto coloro che sono iscritti all'albo dei Giornalisti, professionisti e pubblicisti.
La legge 150 e la Direttiva Frattini sono molto chiari e non si prestano ad equivoci.
Il primo comma dell'articolo 7 statuisce che " l'organo di vertice dell'amministrazione pubblica può essere coadiuvato da un portavoce, anche estraneo all'amministrazione, con compiti di diretta collaborazione ai fini dei rapporti di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione ".
Di conseguenza il portavoce è alle dirette dipendenze dell'organo di vertice ed informa in merito all'attività di quest'ultimo.
L'informazione, intesa nel senso di rispondere in maniera pluralistica alla domanda di informazione che viene dai cittadini, è compito dell'Ufficio stampa.
Il terzo comma della citata legge stabilisce che l'ufficio stampa " cura i collegamenti con gli organi di informazione, assicurando il massimo grado di trasparenza, chiarezza e tempestività delle comunicazioni da fornire nelle materie di interesse dell'amministrazione ".
Il giornalista, secondo la Carta dei doveri approvata nel luglio 1993, è responsabile della corretta informazione e questa responsabilità non può mai essere subordinata ad interessi di altri e particolarmente dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato.
In un ente territoriale è l'Ufficio stampa a dover dare comunicazione su di un determinato problema, o iniziativa, delle posizioni assunte dai vari gruppi che formano lo schieramento politico di rappresentanza degli interessi dei cittadini.
Sul Portavoce il Presidente del GUS Nazionale ha scritto un saggio che è stato pubblicato su Opinioni e Confronti, rivista trimestrale di economia e diritto, in merito ai compiti ed ai limiti.
Per concludere il Legislatore ha attribuito al Portavoce ed all'Ufficio stampa il compito di informare, di dare visibilità all'attività pubblica e ben delineando quali sono le rispettive sfere di competenza.
Gino FalleriPresidente Nazionale del Gruppo Giornalisti Uffici Stampa.
Sono un consigliere comunale di un comune della provincia di Caserta, vi chiedo semplicemente: " Può il portavoce dell'amministrazione comunale , all'interno di un comunicato stampa di resoconto di un consiglio comunale, riportare solo ed esclusivamente la posizione del "suo" Sindaco? Non viene così lesa la dignità di ogni singolo consigliere comunale che ha partecipato attivamente al dibattito in consiglio comunale? Non è doveroso anche per un portavoce riportare la cronistoria ,seppur sintetica, di tutti gli interventi in consiglio comunale?C'è un codice deontologico?Quale è la differenza fra portavoce ed addetto stampa'Potete, per cortesia citarmi dei riferimenti normativi in materia?
GRAZIE.
Consigliere comunale GIUSEPPE DELL'AVERSANA
Illustre Consigliere,
il quesito posto al GUS Nazionale è quanto mai interessante e rafforza la posizione di chi sostiene che la garanzia sulla corretta informazione, non di parte, sia di esclusiva competenza dell'Ufficio Stampa e al cui interno possono lavorare soltanto coloro che sono iscritti all'albo dei Giornalisti, professionisti e pubblicisti.
La legge 150 e la Direttiva Frattini sono molto chiari e non si prestano ad equivoci.
Il primo comma dell'articolo 7 statuisce che " l'organo di vertice dell'amministrazione pubblica può essere coadiuvato da un portavoce, anche estraneo all'amministrazione, con compiti di diretta collaborazione ai fini dei rapporti di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione ".
Di conseguenza il portavoce è alle dirette dipendenze dell'organo di vertice ed informa in merito all'attività di quest'ultimo.
L'informazione, intesa nel senso di rispondere in maniera pluralistica alla domanda di informazione che viene dai cittadini, è compito dell'Ufficio stampa.
Il terzo comma della citata legge stabilisce che l'ufficio stampa " cura i collegamenti con gli organi di informazione, assicurando il massimo grado di trasparenza, chiarezza e tempestività delle comunicazioni da fornire nelle materie di interesse dell'amministrazione ".
Il giornalista, secondo la Carta dei doveri approvata nel luglio 1993, è responsabile della corretta informazione e questa responsabilità non può mai essere subordinata ad interessi di altri e particolarmente dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato.
In un ente territoriale è l'Ufficio stampa a dover dare comunicazione su di un determinato problema, o iniziativa, delle posizioni assunte dai vari gruppi che formano lo schieramento politico di rappresentanza degli interessi dei cittadini.
Sul Portavoce il Presidente del GUS Nazionale ha scritto un saggio che è stato pubblicato su Opinioni e Confronti, rivista trimestrale di economia e diritto, in merito ai compiti ed ai limiti.
Per concludere il Legislatore ha attribuito al Portavoce ed all'Ufficio stampa il compito di informare, di dare visibilità all'attività pubblica e ben delineando quali sono le rispettive sfere di competenza.
Gino FalleriPresidente Nazionale del Gruppo Giornalisti Uffici Stampa.
Il Presidente si informa ed informa...
Alla luce del turbinio di ipotesi, teorie ed interpretazioni varie su ruolo e competenze del Gruppo di Specializzazione Uffici Stampa, in qualità di Presidente del GUS Campania ed alla luce delle modalità che contraddistinguono il mio agire quotidiano, ho ritenuto opportuno porre alcuni quesiti al Dott. Giovanni Rossi, Segretario Generale Aggiunto FNSI. Tanto, affinché ognuno possa avere risposte probanti alle proprie convinzioni.
Carissimo Giovanni,
non vorrei, ma sono costretto a tediarti con un altro intricato quesito, se mai non bastassero quelli che già devi districare quotidianamente con la tua pregevole attività a favore degli Uffici Stampa. Ordunque, all'interno del GUS Campania, da tempo si sta animatamente dibattendo intorno alle competenze, ruoli ed ambiti operativi dei GUS regionali, pertanto, al fine di cercare di dipanare ogni dubbio, mi rivolgo a te.
Caro Pasquale,
per rispondere alle domande che mi poni non mi soccorre più di tanto lo Statuto nazionale ed il relativo Regolamento di attuazione. Se non all'articolo 33 che chiarisce che "I Gruppi di specializzazione e gli organismi sindacali di base (Usigrai e Ungp - ndr) agiscono nella disciplina sindacale, rispettivamente della Fnsi (per i Gruppi nazionali - ndr) e delle AA.RR.SS. (per quelli regionali - ndr), tramite le quali sono esplicate le funzioni, la rappresentanza e l'attività stabilite dal presente Statuto". Tradotto: i gruppi di specializzazioni sono totalmente sotto-ordinati al sindacato complessivo e la loro funzione è assolutamente interna, cioè di organizzazione di colleghi che hanno la medesima specializzazione professionale, ne approfondiscono assieme la conoscenza e mettono a disposizione di tutto il sindacato la loro "scienza" settoriale.
Nel merito dei singoli punti:
D. Il GUS (Gruppo Specialistico Uffici Stampa) che fa "capo" alla FNSI, è associazione culturale, di indirizzo, di consulenza e/o aggregativo?
R. Il Gus (Giornalisti Uffici stampa) é un gruppo a caratteristiche professionali-sindacali richiamate dal Cnlg e si distingue da quelli che hanno solo scopi promozionali e di incentivazione professionale-culturale (vedi art. 37 del Regolamento).
D. Il GUS ha poteri di medizione e, quindi, di intervento in vertenze tra colleghi e Pubbliche Aministrazioni e/o Aziende private?
R. Le ha se a tali funzioni lo delega - sia pure informalmente - l'Associazione regionale o la Fnsi (se parliamo del Gus nazionale).
D. Il GUS può essere investito in qualità di organismo sindacale e, quindi, con potere trattante con le PP.AA. e/o Aziende private?
R. Idem come sopra. Ovvio che una gestione seria della Associazione coinvolgerà sempre il Gus sui problemi degli Uffici stampa, sempre che il medesimo Gus sia disponibile e ne abbia la forza.
D. Quali sono i margini o i confini a cui deve attenersi un GUS in materia di tutela, indirizzo e consulenza?
R. Il Gus può svolgere, di fatto, un'azione di supplenza se l'Ars non si impegna sul tema. Meglio se fosse di supporto e se i dirigenti del Gus fossero, almeno alcuni, anche dirigenti dell'Associazione. Tutto va gestito con flessibilità. Il Gus non può sostituirsi o contrapporsi all'Associazione, ma l'Ars non può ignorarne l'esistenza e muoversi senza tenerlo in considerazione.
D. Quale autonomia di azione, nei casi di cui sopra, ha un GUS rispetto alla FNSI?
R. Pubblicamente nessuna. All'interno, tuttavia, ha tutti i margini di critica, di pressione e di orientamento che il dibattito ed il confronto democratico gli consente. La sua forza sarà tanto più grande quanto più stimolerà il sindacato tutto ad impegnarsi seriamente sul tema degli Uffici stampa.
Carissimo Giovanni,
non vorrei, ma sono costretto a tediarti con un altro intricato quesito, se mai non bastassero quelli che già devi districare quotidianamente con la tua pregevole attività a favore degli Uffici Stampa. Ordunque, all'interno del GUS Campania, da tempo si sta animatamente dibattendo intorno alle competenze, ruoli ed ambiti operativi dei GUS regionali, pertanto, al fine di cercare di dipanare ogni dubbio, mi rivolgo a te.
Caro Pasquale,
per rispondere alle domande che mi poni non mi soccorre più di tanto lo Statuto nazionale ed il relativo Regolamento di attuazione. Se non all'articolo 33 che chiarisce che "I Gruppi di specializzazione e gli organismi sindacali di base (Usigrai e Ungp - ndr) agiscono nella disciplina sindacale, rispettivamente della Fnsi (per i Gruppi nazionali - ndr) e delle AA.RR.SS. (per quelli regionali - ndr), tramite le quali sono esplicate le funzioni, la rappresentanza e l'attività stabilite dal presente Statuto". Tradotto: i gruppi di specializzazioni sono totalmente sotto-ordinati al sindacato complessivo e la loro funzione è assolutamente interna, cioè di organizzazione di colleghi che hanno la medesima specializzazione professionale, ne approfondiscono assieme la conoscenza e mettono a disposizione di tutto il sindacato la loro "scienza" settoriale.
Nel merito dei singoli punti:
D. Il GUS (Gruppo Specialistico Uffici Stampa) che fa "capo" alla FNSI, è associazione culturale, di indirizzo, di consulenza e/o aggregativo?
R. Il Gus (Giornalisti Uffici stampa) é un gruppo a caratteristiche professionali-sindacali richiamate dal Cnlg e si distingue da quelli che hanno solo scopi promozionali e di incentivazione professionale-culturale (vedi art. 37 del Regolamento).
D. Il GUS ha poteri di medizione e, quindi, di intervento in vertenze tra colleghi e Pubbliche Aministrazioni e/o Aziende private?
R. Le ha se a tali funzioni lo delega - sia pure informalmente - l'Associazione regionale o la Fnsi (se parliamo del Gus nazionale).
D. Il GUS può essere investito in qualità di organismo sindacale e, quindi, con potere trattante con le PP.AA. e/o Aziende private?
R. Idem come sopra. Ovvio che una gestione seria della Associazione coinvolgerà sempre il Gus sui problemi degli Uffici stampa, sempre che il medesimo Gus sia disponibile e ne abbia la forza.
D. Quali sono i margini o i confini a cui deve attenersi un GUS in materia di tutela, indirizzo e consulenza?
R. Il Gus può svolgere, di fatto, un'azione di supplenza se l'Ars non si impegna sul tema. Meglio se fosse di supporto e se i dirigenti del Gus fossero, almeno alcuni, anche dirigenti dell'Associazione. Tutto va gestito con flessibilità. Il Gus non può sostituirsi o contrapporsi all'Associazione, ma l'Ars non può ignorarne l'esistenza e muoversi senza tenerlo in considerazione.
D. Quale autonomia di azione, nei casi di cui sopra, ha un GUS rispetto alla FNSI?
R. Pubblicamente nessuna. All'interno, tuttavia, ha tutti i margini di critica, di pressione e di orientamento che il dibattito ed il confronto democratico gli consente. La sua forza sarà tanto più grande quanto più stimolerà il sindacato tutto ad impegnarsi seriamente sul tema degli Uffici stampa.
giovedì, gennaio 04, 2007
Addetti stampa alla Provincia: Una novità
Devo informare che la Provincia di Napoli ha deciso, con decreto del presidente Di Palma del 29 dicembre 2006, di conferire al collega Giovanni Russo l'incarico di collaborazione coordinata e continuativa per lo svolgimento presso l'ufficio stampa della giunta dell'ente di piazza Matteotti di attività di informazione per la promozione di eventi e progetti della Provincia di Napoli. Il provvedimento avrà durata di 11 mesi. Siamo lieti che almeno uno dei 4 colleghi abbia ottenuto di poter proseguire la collaborazione con il nostro ufficio ma non possiamo non ribadire la nostra amarezza per gli altri 3 che restano fuori.
E' comunque singolare, se non sorprendente, che al collega Russo, così come fatto in precedenza, sarà fatto firmare un contratto da funzionario e non da giornalista nonostante che l'avviso pubblico che ha portato all'assunzione dei 4 colleghi nel 2006 e alla riconferma di Russo per il 2007 parlasse di giornalisti e non di funzionari.
Antonio Vista
E' comunque singolare, se non sorprendente, che al collega Russo, così come fatto in precedenza, sarà fatto firmare un contratto da funzionario e non da giornalista nonostante che l'avviso pubblico che ha portato all'assunzione dei 4 colleghi nel 2006 e alla riconferma di Russo per il 2007 parlasse di giornalisti e non di funzionari.
Antonio Vista
Quanti galli a cantare...!
Siamo costretti con rammarico, nostro malgrado, a ritornare ancora una volta sia sul significato etimologico dell'appellativo di Addetto Stampa, sia sulle sue effettive funzioni. L'occasione, questa volta, ce la fornisce l'egregia risposta di Giovanni Rossi, Segr. Gen. Agg. e Coord. Dipart. Uffici Stampa FNSI, ad un "esimio" collega, tale Sergio Romano, il quale (udite, udite!!) afferma che gli Addetti Stampa non dovrebbero essere Giornalisti, perchè "avvocati difensori" di aziende o enti. Forse l'"esimio" collega non sa che l'Addetto Stampa, in qualità di Professionista dell'Informazione Istituzionale e non politica, è deputato, per legge, per etica e deontologia professionale, alla trasmissione di notizie/informazioni al cittadino-utente-contribuente. Ovvero, attraverso i mass media, il cittadino deve trovare informazioni su modalità di percorsi, accessi, contributi pecuniari dovuti per questo o quel servizio richiesto, attivazione di questa o quella nuova attività aziendale o di ente, etc etc... L'"esimio" collega, a seguito della promulgazione della L.150/2000 art. 9, forse, non si è opportunamente documentato (come dovrebbe, per mestiere, un giornalista) sull'emissione di una Direttiva del Ministero Funzione Pubblica del 2002 che disegna in maniera incontrovertibile il percorso obbligato che deve seguire un Addetto Stampa di Ente Pubblico. Il tutto, totalmente avulso da quelle che sono le esigenze dell'Amministratore di turno, il quale, nel rispetto della Legge, può eventualmente avvalersi anche del proprio barbiere in qualità di Portavoce. Se, però, Sergio Romano, e qui gliene diamo atto, ha avuto modo di verificare che qualche collega Addetto Stampa, vittima di metodologie "ricattatorie", è stato costretto a fungere anche da barbiere, ciò non vuol dire che un'intera categoria di seri Professionisti dell'Informazione Istituzionale sia asservita al potente di turno. Per carità, alla luce di quest'episodio, caro Sergio Romano, non ci indurre a farci ricredere sulla missione di "procacciatore e fornitore di documentate notizie" per cui nacque, non oggi, la professione del Giornalista"!!
ADDETTI STAMPA: RISPOSTA A SERGIO ROMANO
Questa lettera è stata pubblicata sul Corriere della sera del 2 gennaio 2007 in risposta a Sergio Romano il quale ha sostenuto, nella sua rubrica delle lettere di sabato 30 dicembre 2006, che gli addetti stampa non devono essere giornalisti perché "avvocati difensori" di aziende, enti. Comunque dei loro datori di lavoro.
“Ho letto, con attenzione, sul Corriere della Sera di sabato 30 dicembre, le valutazioni di Sergio Romano sull'Ordine dei giornalisti in risposta a una lettera. Dico subito che non vorrei entrare nel merito delle osservazioni al riguardo lasciando, come è giusto, ai colleghi del Consiglio nazionale del nostro Ordine la scelta di intervenire se lo riterranno opportuno.Sul tema, invece, degli Uffici stampa, da Romano così chiaramente delineato, vorrei dire qualcosa affermando, innanzitutto, che sono davvero spiacente di non essere d'accordo con questa posizione. L'idea che gli addetti stampa non siano e che, anzi, non debbano estere giornalisti, la trovo francamente in contrasto sia con i risultati del lavoro professionale di migliaia di giornalisti di enti pubblici e privati sia con una chiarissima legge (la 150 del 2000) dello Stato, approvata, appunto, sei anni fa, da una straordinariamente larga maggioranza parlamentare, con la sola esclusione della Lega Nord e di Rifondazione.Oggi l'attività giornalistica non ha una sola faccia. La Fnsi afferma che esistono più giornalismi proprio perché la complessità della società ha imposto un cambiamento epocale e straordinario. Prova ne sia che già oggi il lavoro della nostra categoria è regolato da più contratti (con la Fieg e con gli editori radiotelevisivi aderenti ad Aeranti-Corallo) che delineano attività diverse, ma sempre riconducibili a quella giornalistica. Nel prossimo futuro speriamo di sottoscrivere una intesa anche con l'Aran come previsto dalla legge già citata. Quanto, poi, al fatto che l'attività dell'addetto stampa sia la stessa di quella del portavoce vorrei ricordare che, anche concettualmente, si tratta di due professioni diverse. Fatto, questo, codificato della stessa legge 150 che regola l'attività di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione.Il portavoce può non essere un giornalista proprio per le motivazioni addotte da Romano, mentre l'addetto stampa è necessariamente un professionista dell'informazione in diretto rapporto con l'insieme dell'ente, pubblico o privato che sia, ma non con la sua rappresentanza politica o di vertice. Posso assicurare che migliaia di colleghi addetti stampa nella pubblica amministrazione e nel settore privato si comportano come veri giornalisti e non come «avvocati difensori»”.
Giovanni Rossi
Segretario generale aggiunto e Coordinatore del Dipartimento Uffici stampa
della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi)
“Ho letto, con attenzione, sul Corriere della Sera di sabato 30 dicembre, le valutazioni di Sergio Romano sull'Ordine dei giornalisti in risposta a una lettera. Dico subito che non vorrei entrare nel merito delle osservazioni al riguardo lasciando, come è giusto, ai colleghi del Consiglio nazionale del nostro Ordine la scelta di intervenire se lo riterranno opportuno.Sul tema, invece, degli Uffici stampa, da Romano così chiaramente delineato, vorrei dire qualcosa affermando, innanzitutto, che sono davvero spiacente di non essere d'accordo con questa posizione. L'idea che gli addetti stampa non siano e che, anzi, non debbano estere giornalisti, la trovo francamente in contrasto sia con i risultati del lavoro professionale di migliaia di giornalisti di enti pubblici e privati sia con una chiarissima legge (la 150 del 2000) dello Stato, approvata, appunto, sei anni fa, da una straordinariamente larga maggioranza parlamentare, con la sola esclusione della Lega Nord e di Rifondazione.Oggi l'attività giornalistica non ha una sola faccia. La Fnsi afferma che esistono più giornalismi proprio perché la complessità della società ha imposto un cambiamento epocale e straordinario. Prova ne sia che già oggi il lavoro della nostra categoria è regolato da più contratti (con la Fieg e con gli editori radiotelevisivi aderenti ad Aeranti-Corallo) che delineano attività diverse, ma sempre riconducibili a quella giornalistica. Nel prossimo futuro speriamo di sottoscrivere una intesa anche con l'Aran come previsto dalla legge già citata. Quanto, poi, al fatto che l'attività dell'addetto stampa sia la stessa di quella del portavoce vorrei ricordare che, anche concettualmente, si tratta di due professioni diverse. Fatto, questo, codificato della stessa legge 150 che regola l'attività di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione.Il portavoce può non essere un giornalista proprio per le motivazioni addotte da Romano, mentre l'addetto stampa è necessariamente un professionista dell'informazione in diretto rapporto con l'insieme dell'ente, pubblico o privato che sia, ma non con la sua rappresentanza politica o di vertice. Posso assicurare che migliaia di colleghi addetti stampa nella pubblica amministrazione e nel settore privato si comportano come veri giornalisti e non come «avvocati difensori»”.
Giovanni Rossi
Segretario generale aggiunto e Coordinatore del Dipartimento Uffici stampa
della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi)
mercoledì, gennaio 03, 2007
Iscrizione 2007 Gruppo Specialistico Uffici Stampa della Campania
Sono aperte le iscrizioni anno 2007 di adesione al Gruppo Specialistico per Giornalisti Uffici Stampa - FNSI. La richiesta dovrà essere indirizzata al Presidente GUS Campania, via Cappella Vecchia 8/b - 80121 Napoli, corredata da attestazione formale di esercizio di attività di Capo Ufficio Stampa e/o Addetto Stampa della propria Amministrazione o Azienda. Il collega richiedente dovrà essere in regola con le quote dell'Associazione FNSI.
martedì, gennaio 02, 2007
Devo purtroppo segnalare, con infinita amarezza, che i 4 colleghi giornalisti assunti come addetti stampa presso la Provincia di Napoli con incarico annuale, rinnovabile, non sono stati riconfermati nell'incarico e, da oggi, non fanno più della nostra redazione. E' triste dover ammettere che si parla tanto di stabilizzazione dei precari e poi.....
Consiglio Comunale di Napoli e vertenza Uffici Stampa
Di seguito il testo che il consiglio comunale di Napoli ha approvato, all'unanimità, lo scorso settembre sulla vertenza uffici stampa.
Sarebbe interessante se analogo documento fosse approvato da altre assemblee elettive della Campania.
"Intervento del Presidente del Consiglio comunale Leonardo Impegno ( DS) nella seduta del 29 settembre in merito alla vertenza dei Giornalisti degli Uffici Stampa:
Consiglieri, prima di dare inizio alla seduta vorrei comunicarvi, come del resto voi stessi vedete, che oggi il Consiglio Comunale di Napoli non ha l’assistenza del suo Ufficio Stampa.
Infatti, i giornalisti di questo Ufficio stampa hanno aderito allo sciopero nazionale indetto dalla Federazione della Stampa che chiede la riapertura della trattativa per il rinnovo del contratto dei giornalisti e, per i giornalisti degli uffici stampa pubblici, il concreto avvio della trattativa con l’Aran per la definizione del loro profilo professionale.
La legge 150 del 2000 assegna ai giornalisti pubblici il delicato compito di garantire un’informazione corretta e trasparente sulle istituzioni e sull’amministrazione. A sei anni dalla sua approvazione, i giornalisti degli uffici stampa pubblici non hanno ancora ottenuto il quadro contrattuale certo che la legge prevede per loro.
Nell’annunciare lo sciopero, i giornalisti pubblici hanno fatto appello ai parlamentari che approvarono la legge 150/2000 perché non resti inapplicata una legge dello Stato.
Credo di interpretare il pensiero dell’Aula se dico che alle giornaliste e ai giornalisti in sciopero oggi va la solidarietà delle forze politiche, presenti in questo Consiglio, perché come ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “ tra i diritti primari che si devono riconoscere ai giornalisti c’è quello ad avere un contratto di lavoro regolarmente rinnovato” .
A queste parole, definite dal Segretario generale della FNSI, Serventi Longhi, “ parole di pietra “ voglio aggiungere che va garantito ai giornalisti che operano nella Pubblica Amministrazione, il diritto al riconoscimento della loro professionalità."
Sarebbe interessante se analogo documento fosse approvato da altre assemblee elettive della Campania.
"Intervento del Presidente del Consiglio comunale Leonardo Impegno ( DS) nella seduta del 29 settembre in merito alla vertenza dei Giornalisti degli Uffici Stampa:
Consiglieri, prima di dare inizio alla seduta vorrei comunicarvi, come del resto voi stessi vedete, che oggi il Consiglio Comunale di Napoli non ha l’assistenza del suo Ufficio Stampa.
Infatti, i giornalisti di questo Ufficio stampa hanno aderito allo sciopero nazionale indetto dalla Federazione della Stampa che chiede la riapertura della trattativa per il rinnovo del contratto dei giornalisti e, per i giornalisti degli uffici stampa pubblici, il concreto avvio della trattativa con l’Aran per la definizione del loro profilo professionale.
La legge 150 del 2000 assegna ai giornalisti pubblici il delicato compito di garantire un’informazione corretta e trasparente sulle istituzioni e sull’amministrazione. A sei anni dalla sua approvazione, i giornalisti degli uffici stampa pubblici non hanno ancora ottenuto il quadro contrattuale certo che la legge prevede per loro.
Nell’annunciare lo sciopero, i giornalisti pubblici hanno fatto appello ai parlamentari che approvarono la legge 150/2000 perché non resti inapplicata una legge dello Stato.
Credo di interpretare il pensiero dell’Aula se dico che alle giornaliste e ai giornalisti in sciopero oggi va la solidarietà delle forze politiche, presenti in questo Consiglio, perché come ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “ tra i diritti primari che si devono riconoscere ai giornalisti c’è quello ad avere un contratto di lavoro regolarmente rinnovato” .
A queste parole, definite dal Segretario generale della FNSI, Serventi Longhi, “ parole di pietra “ voglio aggiungere che va garantito ai giornalisti che operano nella Pubblica Amministrazione, il diritto al riconoscimento della loro professionalità."
Il Consiglio regionale della Campania sostiene la vertenza dei giornalisti
Il Consiglio Regionale della Campania ha votato all'unanimità un ordine del giorno a sostegno della Fnsi per la vertenza in atto su contratto di lavoro dei giornalisti
L'assemblea ha mantenuto così un impegno preso dal presidente Sandra Lonardo durante la conferenza stampa di fine anno.
31/12/06
L'assemblea ha mantenuto così un impegno preso dal presidente Sandra Lonardo durante la conferenza stampa di fine anno.
31/12/06
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