venerdì, dicembre 29, 2006
Scioperi, contratti e uffici stampa
In questi giorni, insieme a tanti colleghi hanno scioperato, per il contratto, anche i giornalisti degli uffici stampa pubblici. Giornalisti questi, da anni discriminati, da anni privati di tutele e garanzie, nonostante una legge dello stato, che riconosce la professione esercitata nella pubblica amministrazione. In molti pensano che il problema del riconoscimento della professione giornalistica dentro la PA sia un problema economico. In realtà il problema è molto più serio e coinvolge aspetti di tutela professionale sanciti dalla stessa costituzione. Il contratto dei giornalisti, non stabilisce solo quanto e come i giornalisti devono essere pagati, ma ribadisce in primo luogo l’autonomia professionale e la libertà di questi lavoratori. In pratica, richiamando la legge istitutiva dell’ordine, il contratto dovrebbe garantire ai giornalisti la possibilità di agire nel pieno rispetto della libertà di stampa. E’ noto che i “padroni” editoriali sono da sempre preoccupati della reale applicazione di questa parte fondamentale del contratto e, nel caso della Pubblica Amministrazione, i “padroni” sono i politici...Va fatta, questo punto, una opportuna precisazione: i giornalisti degli uffici stampa non devono essere confusi con i portavoce. I primi sono al servizio dell’istituzione e la loro attività e tutelata dalla legge 150 del 2000 e dalla legge sull’istituzione dell’ordine, i secondi, anche se citati nella legge 150, svolgono una funzione diversa: sono al servizio dei politici che li nominano. Il giornalista degli uffici stampa quindi, non è al servizio della politica ma collabora con la politica e svolge la sua professione come gli altri colleghi giornalisti, avendo, come interesse primario la verità e l’interesse collettivo.“E’diritto insopprimibile dei giornalisti – recita la fondamentale legge sulla stampa- la libertà di informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede”. Perché questi principi, riportati da sempre nel contratto dei giornalisti, siano garantiti anche a chi esercita nella pubblica amministrazione è indispensabile che il contratto sia applicato. Questo nell’interesse di tutti e in primo luogo dei cittadini. Solo il riconoscimento pieno della professione con l’applicazione del contratto può consentire a questi giornalisti di rispondere, prima che ai loro padroni, a regole etiche e deontologiche. Solo una professionalità “protetta” può portare a comportamenti responsabili nell’informazione a tutto vantaggio di efficienza e coerenza nelle modalità di erogazione della comunicazione pubblica. Si fa tanto parlare di un sistema dell’informazione malato, di giornali fatti da collage di comunicati stampa copia e incolla tutti tesi a tutelare i potenti di turno. Forse, se partissimo proprio dalla tutela dei diritti e dalla libertà di chi lavora nelle fonti del nostro sistema informativo non sarebbe male. mp
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